Inadempimento alla convenzione di arbitrato

Gli operatori dell’arbitrato commerciale, sia domestico che internazionale, devono talvolta affrontare i problemi derivanti dal comportamento di una parte che, recalcitrante a vedere la controversia decisa dagli arbitri come pure pattuito, assume comportamenti – che possono consistere in azioni positive, ovvero nell’omissione di azioni dovute – il cui apparente intento è quello di impedire, ovvero di ostacolare e rallentare, lo svolgimento del procedimento arbitrale.

Di ciò sono consapevoli anche le principali istituzioni arbitrali, che in effetti da tempo includono nei loro regolamenti o recentemente hanno ivi introdotto il monito rappresentato dall’espressa disposizione secondo la quale le parti debbono comportarsi secondo buona fede e correttezza.

Il tema non ha però trovato, quanto meno in Italia, particolare attenzione – salvo che da parte di una dottrina tanto isolata quanto autorevole.  Appare per questo motivo opportuno affrontarlo, in una proposta – preliminare e parziale, anche in considerazione del limitato spazio in cui al momento sembra opportuno contenerla – di ricostruzione sistematica.

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Alcune riflessioni sulla riforma dell’arbitrato

Molto è stato scritto, e molto sarà ancora scritto, sulla riforma della disciplina dell’arbitrato contenuta nel d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149.

L’innegabile merito di questa riforma è quello di avvicinare il nostro sistema a quello di altri ordinamenti, che si riconoscono nella nostra medesima prospettiva di civiltà.

In questo senso vanno sicuramente interpretate le modifiche che hanno (finalmente) permesso agli arbitri di emettere provvedimenti cautelari, e quelle relative alla disclosure e alla ricusazione degli arbitri.

Altre modifiche ci pongono poi tra gli ordinamenti più avanzati: basti pensare a quella concernente l’individuazione della legge applicabile, che consente alle parti e agli arbitri di fare riferimento a norme sostanziali che non siano state prodotte da alcun ordinamento statuale.

In questo contesto, di generale e grande soddisfazione, non possono però essere taciuti i limiti della riforma, che per di più derivano da formulazioni infelici delle nuove norme (a loro volta, conseguenza dell’urgenza con le quale sono state approvate, per di più con una anticipazione della loro entrata in vigore).

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L’arbitrato italiano nel 2022

Il 2022 è stato un anno particolarmente interessante per chi, in Italia, si occupa di arbitrato.
Innanzitutto, nel 2022 è stata approvata la riforma del processo civile, che riguarda anche il diritto dell’arbitrato, e che entrerà in vigore il 1° marzo 2023.  Si tratta della prima riforma significativa dopo quella approvata nel 2006.  Vale la pena notare subito che:

  • la legge italiana imporrà agli arbitri nominati specifici obblighi di disclosure. L’influenza delle best practice internazionali è evidente e l’adempimento di tali doveri eviterà probabilmente il verificarsi di eventi come quelli discussi nella causa BEG v. Italia, e
  • l’Italia esce finalmente dal ristretto club delle giurisdizioni che non consentono agli arbitri di emettere provvedimenti cautelari.

In secondo luogo, i professionisti italiani hanno dovuto rispolverare vecchi precedenti sull’arbitrabilità delle controversie che coinvolgono una parte colpita dalle sanzioni.  I tribunali italiani si sono occupati della questione in relazione alle sanzioni contro alcune entità irachene; gli stessi principi si applicheranno probabilmente alle entità russe sanzionate.
In terzo luogo e infine, l’arbitrato amministrato italiano è in forte espansione.  È ancora lontano il momento in cui gli arbitrati amministrati in Italia supereranno i procedimenti ad hoc.  Tuttavia, le istituzioni arbitrali italiane, in particolare la principale (la Camera Arbitrale di Milano), hanno contribuito in modo significativo a delineare il panorama.

Sanzioni e arbitrabilità

Le sanzioni adottate contro alcuni enti e individui russi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa potrebbero sollevare un problema di arbitrabilità delle controversie tra gli enti sanzionati e i terzi.

Questo non è un argomento nuovo per i professionisti dell’arbitrato internazionale, poiché è stato affrontato in passato quando la comunità internazionale ha adottato sanzioni, ad esempio, contro l’Iraq o l’Iran. Le sanzioni attuali sono in qualche modo diverse (ad esempio, non sono adottate dalle Nazioni Unite) e sono più simili a quelle adottate contro la stessa Federazione Russa in seguito all’annessione della Crimea.

La questione richiede ora ulteriore attenzione, sia per la portata delle nuove sanzioni sia per la rilevanza nel commercio internazionale di alcune delle entità sanzionate.

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Eccezione di compromesso e onere delle spese

Due recenti pronunzie, resa una dalla Corte d’appello di Milano e l’altra dal Tribunale di Milano, forniscono una buona occasione per svolgere una riflessione in punto riparto dell’onere delle spese nel caso in cui un procedimento promosso avanti il Giudice statuale (si trattava, in entrambi i casi, di opposizioni a provvedimenti monitori) si concluda con un provvedimento in rito, in ragione dell’accoglimento dell’eccezione di compromesso.

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Arbitrato e decreto ingiuntivo

Una recente pronunzia del Tribunale di Vicenza (Trib. Vicenza, 27 giugno 2022, n. 1101, disponibile qui), resa all’esito di un procedimento di opposizione a decreto ingiuntivo, appare di grande interesse, in considerazione dell’inedita conclusione cui è arrivato il Giudice statuale.

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Una particolare questione in tema di conclusione del patto arbitrale

Una recente pronunzia della Suprema Corte (Cass., Sez. VI Civ., 28 gennaio 2022, n. 2666, disponibile qui) affronta il tema della conclusione del patto arbitrale, tuttavia giungendo a conclusioni non condivisibili per più ragioni, che sinteticamente si espongono.

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Il 2021 di Arbitrato in Italia

L’anno che si è concluso ha portato interessanti novità, per la comunità arbitrale italiana nel suo complesso, e per i lettori di questa piccola Rivista.

Cominciamo dalle prime. La l. 26 novembre 2021, n. 206, come noto, ha conferito al Governo la delega non solo per riformare il processo avanti il Giudice statuale, ma anche per intervenire sugli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e in particolare, per quel che più interessa ai nostri lettori, sull’arbitrato.

Il rafforzamento delle garanzie di imparzialità e indipendenza degli arbitri appare più che mai opportuno, anche considerando la rilevanza numerica, nel nostro ordinamento, degli arbitrati ad hoc, a tacere della pronunzia della Corte europea dei diritti dell’uomo nella vicenda BEG v. Italia.

Finalmente, poi, si prevede l’attribuzione di poteri cautelari agli arbitri, sia pure con una serie di limitazioni e cautele che paiono forse eccessive.

Altre disposizioni specifiche (esecutività del decreto ex art. 839 cod. proc. civ. ed equiparazione del termine lungo per impugnare un lodo a quello per impugnare una sentenza; e ancora, espressa disciplina della translatio iudicii e previsione dei criteri per la nomina degli arbitri da parte dell’Autorità giudiziaria) paiono poter contribuire positivamente alla disciplina dell’arbitrato.

Dispiace soltanto che si sia persa l’occasione del riordino della disciplina dell’arbitrato societario per colmare le sue lacune e dirimere le questioni rimaste ancora controverse.

Passiamo ora alle novità riguardanti questa Rivista. Se il numero di articoli pubblicato ha subito una leggera flessione rispetto all’anno precedente, sia pure con un aumento del numero di autori, ciò è in parte dovuto alla realizzazione di un ambizioso progetto. Quello che inizialmente era stato configurato come un mero archivio di giurisprudenza in materia di arbitrato si è infatti tramutato in un massimario. Sono presenti più di mille decisioni, rese dalla Corte di Cassazione e dai Giudici di merito, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2021. Ognuna di queste decisioni è accompagnata da una massima, così da facilitare il lettore nell’individuare quelle di suo interesse. Inoltre, a partire dalle decisioni pubblicate nel corso dell’anno 2021, sono specificamente segnalate quelle rese – mutuando una felice espressione degli ordinamenti di common law – “per incuriam“, ossia in contrasto con chiari dettati normativi o consolidati orientamenti giurisprudenziali, salvo che tale contrasto non sia dovuto all’esplicita intenzione di rimeditare tali orientamenti.

Si tratta di uno strumento, la cui realizzazione è resa possibile dall’esistenza dell’Archivio Giurisprudenziale Nazionale e dell’archivio on line della Corte di Cassazione, che si auspica possa dimostrarsi prezioso per la comunità arbitrale italiana nel suo complesso; e pure – perché no – per professionisti stranieri, che abbiano l’opportunità (o la necessità) di confrontarsi con il diritto italiano dell’arbitrato.

Il (nuovo?) progetto di riforma

La riforma del processo civile, come è stato ampiamente riportato dai media generalisti, è oggetto di un disegno di legge delega di iniziativa governativa (AS 1662, disponibile qui). Sull’impianto immaginato dal precedente Governo, il nuovo ha dichiarato la sua intenzione di intervenire, in maniera più o meno radicale.

Nei giorni scorsi, sono circolate le bozze degli emendamenti che il Governo avrebbe intenzione di proporre, accompagnati da una relazione illustrativa (disponibili, rispettivamente, qui e qui).

L’articolato contiene una disposizione espressamente dedicata all’arbitrato (art. 11), sulla quale si possono compiere alcune riflessioni.

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Il 2020 di Arbitrato in Italia

Fiumi d’inchiostro, parole retoriche e attente considerazioni sono state spese per descrivere quanto è stato tragico e particolare l’anno 2020.

Non intendo unirmi a questo coro; desidero però soffermarmi su due aspetti, che meritano a mio avviso l’attenzione dei lettori di questa rivista.

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