Compensi degli arbitri

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17956 dell’11 settembre 2015, ha fornito (a quanto mi consta, per la prima volta) la sua interpretazione dell’art. 816/septies cod. proc. civ. in tema di compensi degli arbitri, specificando il suo ambito e le sue condizioni di operatività.  Il testo integrale della sentenza è disponibile qui.

Ai sensi dell’art. 816/septies cod. proc. civ., “Gli arbitri possono subordinare la prosecuzione del procedimento al versamento anticipato delle spese prevedibili. (…)” (co. 1).  Il secondo comma dello stesso articolo prevede inoltre che “Se una delle parti non presta l’anticipazione richiestale, l’altra può anticipare la totalità delle spese.  Se le parti non provvedono all’anticipazione nel termine fissato dagli arbitri, non sono più vincolate dalla convenzione di arbitrato con riguardo alla controversia che ha dato origine al procedimento arbitrale“.

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Riconoscimento di lodo straniero

La Corte di Cassazione si è recentemente pronunciata in una vicenda concernente il riconoscimento e l’esecuzione in Italia di un lodo pronunciato nello Stato della Città del Vaticano, respingendo le doglianze svolte dalla parte soccombente in arbitrato, ad avviso della quale, da un lato, la controversia decisa dagli arbitri non avrebbe potuto essere oggetto di compromesso e, dall’altro lato, il lodo avrebbe pure contenuto disposizioni contrarie all’ordine pubblico.

Un particolare profilo di interesse della pronuncia in parola è rappresentato dalla circostanza che essa, adottando un condivisibile approccio non formalistico, ha confermato la sentenza della Corte di Appello di Roma, che aveva dichiarato esecutivo il lodo vaticano nell’ambito di un procedimento “sbagliato”, ossia di un procedimento ex art. 67 l. 31 maggio 1995, n. 218 (che regola il riconoscimento e l’esecuzione delle sentenze straniere), anziché ex art. 839 cod. proc. civ. (che invece regola il riconoscimento e l’esecuzione dei lodi stranieri).

La sentenza della Cassazione (Sez. I Civ., n. 16901 del 9 luglio / 19 agosto 2015) è disponibile qui.

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Arbitrato e impugnazione di delibere assembleari

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 17283 del 28 agosto 2015, ha affermato la competenza arbitrale a decidere una causa di impugnazione di delibere assembleari in presenza di una clausola compromissoria statutaria che, nulla disponendo su questo specifico tema, si limita a devolvere agli arbitri le “controversie che dovessero insorgere tra la società e ciascun socio, ovvero tra i soci medesimi (…) in dipendenza dell’attività sociale“. Qui il testo integrale dell’ordinanza.

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Arbitrato e impugnazione di bilancio

Il Tribunale di Milano è tornato sul tema del rapporto tra giurisdizione statale e competenza arbitrale in relazione all’impugnazione del bilancio di esercizio di una società (nella specie, una società per azioni) il cui statuto prevede una clausola compromissoria (Trib. Milano, 28 luglio 2015, n. 9115). Qui il testo integrale della sentenza.

Questa sentenza è a mio avviso interessante, sotto due profili.

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